Ma parliamo dei componenti.. Sono gli stessi da quando è nato il gruppo? Ma folëmi pë’ grupin.. Kush bën pjesë? Janë ata çë kur u leh grupi?
Il gruppo storico comprendeva Antonio Perrino alla tastiera; Nicola Fiorilli alla batteria; c’ero io, Antonio Pellegrino, alla chitarra; Giovanni Salvatore al basso; Antonio Raspa alla fisarmonica e Michelino D’Arienzo alla chitarra (questi ultimi due non più in vita). Tra le voci “storiche”, sono pure da ricordare i compianti Alberto Pellegrino e Vincenzo Peta; quest’ultimo, autore anche di tante bellissime canzoni, ci ha lasciato circa quaranta testi inediti.
Si può dire, comunque, che tutti i componenti del gruppo cantano.
E quali sono, invece, i componenti attuali? E kush bën pjesë nani ka grupi?
Dei componenti “storici” restiamo io, Antonio Perrino e Nicola Fiorilli. Purtroppo, alcuni non sono più in vita, qualcun altro si è ritirato dal gruppo… I componenti che si sono aggiunti al gruppo sono: Antonio Pellegrino jr al basso; Michelino Intrevado alla chitarra; Vincenzo Campofredano alla fisarmonica e voce, Carlo Pisano alle percussioni e Antonio Ruccolo alla chitarra. Comunque, ripeto, tutti i componenti del gruppo cantano.
Chi scrive i testi delle vostre canzoni? kush i shkruon këngët?
Gli autori dei testi sono tanti! Spero di non dimenticare nessuno!
Dunque, dobbiamo menzionare Vincenzo Peta, Franco Frate, Guido Tartaglione, Leonardo Tartaglione, Emilio e Luis De Rosa, Antonio Pellegrino, Antonio Perrino, Michelino De Rosa, Mario D’Ardes, Tony Intrevado, Antonio Campofredano, Luigi Papadopoli, Alberto Pellegrino, Milena Panelli, Emilio Frate, Emilio Occhionero, Nicola Papadopoli, Giovanni Salvatore, Antonio Turturro, Clemente Varanese.
E non possiamo dimenticare il signor Vittorio Miraglia, autore di una bella canzone, diventata la nostra sigla, “Një bukur yllëzë” o la signora Maria Pellegrino la quale ha scritto una bellissima canzone, che si intitola “Gjuha horës ime”, a mio parere molto significativa perché, raccontando della gioia che scaturisce nel sentir parlare la lingua del proprio paese (“gjuha horës ime”, appunto) nella monotonia della città in cui si vive, fa capire che la lingua è un fattore determinante di identità, di appartenenza ad una comunità. (E qui il nostro intervistato si commuove..).
Tutti coloro che leggono i testi delle nostre canzoni, le ritengono non delle semplici canzoni ma delle poesie!
Torniamo alla musica.. Avete inciso qualche cd? Bërët ndonjë cd?
Abbiamo inciso dei cd live dalle nostre serate (rassegne) di musica Arbëreshe. In precedenza avevamo inciso delle musicassette, che conserviamo gelosamente.
I vostri spettacoli hanno da sempre avuto grande presa negli ururesi. Durante le vostre rassegne, ci sono dei canti che riscuotono maggiore successo di pubblico? Kunxhertet e juoj pëlqenjën shumë e janë ka zëmbra gjindjevet e Rurit. Cili janë këngët çë pëlqenjën më shumë?
Ogni anno realizziamo, a Ururi, una serata musicale e si, devo dire che c’è una grande partecipazione di pubblico. Questo ci fa molto piacere. Le canzoni che, forse, hanno più successo sono quelle che riguardano il nostro paese o quelle che descrivono un personaggio particolare, tipico. Un personaggio realmente esistito. Antonio ci pensa ancora, cerca di ricordare e poi confessa che in realtà non c’è un canto in particolare. Tutti i loro spettacoli ricevono un grande consenso di pubblico, che continua a chiedere loro di non fermarsi e continuare a cantare anche dopo due, tre ore di spettacolo.
La musica Arbëreshe rafforza il legame della comunità con la cultura di appartenenza. Secondo lei, c’è qualcos’altro che si potrebbe fare, in campo musicale, per rivitalizzare la lingua e la cultura Arbëreshe? Non sarebbe il caso di portare la musica Arbëreshe anche al di fuori dei confini locali?
La lingua è un fattore molto importante che lega la comunità. Penso che bisognerebbe pubblicizzare non soltanto la nostra gastronomia ma anche la nostra lingua, magari attraverso la musica, esportandola al di fuori dei confini regionali.
Il nostro gruppo ha partecipato a rassegne musicali in Calabria e in Puglia, per quanto riguarda il territorio nazionale. Ma non solo. Abbiamo suonato anche in Canada, a Montreal, dove è presente una nutrita comunità Arbëreshe. È stato nel 2010. Per gli Arbëreshë riuniti in quell’occasione è stato come un ritorno in Patria, alle origini, al paese natio. Un successo enorme. Una festa.
In quella serata, si è esibito insieme a noi il trombettista Ron Di Lauro, di origini Ururesi, che nel 2009 era stato a Ururi e aveva suonato con noi nella rassegna del 9 Agosto. A questo proposito, ho qui con me un articolo tratto dalla rivista “Panorama Italia”, che parla di Ron Di Lauro. Nonno ururese, nato a Montreal, splendida carriera di musicista, ha accompagnato artisti di livello internazionale quali Aretha Franklin, Céline Dion, Frank Sinatra Jr, Gino Vannelli, Michael Bolton. Ma ciò che maggiormente colpisce è ciò che Ron stesso dice a proposito della sua venuta a Ururi: uno dei concerti più emozionanti della sua vita è stata la serata della Rassegna Arbëreshe del 2009 a Ururi, il paese da cui erano emigrati i suoi nonni.
Ci saluterebbe dedicandoci un verso di una vostra canzone? Na lëje me fjalët të njëja kënge të juojt?
“Me fjalët mund thuhet gjithësena, ma një lule thot më shumë ke gjithë fjalët çë janë ka shekulli.” La nostra lingua va conservata e protetta come un bel fiore.
E concludo con un augurio: che la nostra bella lingua possa durare per sempre! Po rroft gjuha jone e bukur!
Si ringrazia il prof. Antonio Pellegrino per la sua gentile collaborazione, per averci reso partecipi della sua passione per la musica e del suo amore per la lingua Arbëreshe.
Ci sembra doveroso inserire il testo di una canzone del gruppo musicale “Yllazët të rëgjënda” e, dovendo scegliere tra tantissime canzoni, abbiamo preferito “Katunde Arbëreshë”, del 1979, perché parla delle quattro comunità Arbëreshë del Molise e Chieuti, accomunate dallo stesso legame di sangue.
Katunde Arbëreshë
Versi e musica di Vincenzo Peta
Kaha njetër dhe, na erdhëm udhës këtena,
shkovëm male e ujë
e i lurëm pë’atena.
Arbëreshë na jimi, shqiptar na thon,
këtena na prurën madhërat e tona.
Rrijëm gjithë
Si zogj të bjera,
gjithënjari
na zuri karera.
E nëngë mund rrijëm bashkë,
pë’ këtë na jimi një “Gjaku shprisht”.
Katunde jimi pesë
E jimi shumë përrëzë,
dharasu ngë vam
e rromi ka ki Muliz,
e gjaku jone rri
shumë shtrënguor;
e ka traturi ishtë hora jonë qanduor.
Arbëreshë na jimi
E nëngë jimi lëti,
e fes ngë ka na bënj mosnjari.
E u nani ju i këndonj,
ka një ka një u ju i thom.
E jimi gjithë shqipëtar,
e qeftan e portëkanxhar,
munxhufunar e kamarnez,
ka hora jone jimi gjithë rurez.
Shumë fatjaturëra
Qetën prindët e tona;
të part kalidhe
i bërën ka qana.
Gjithë jurnatën I kumënojën,
natën vejën e ja piçojën.
Kanjovën vend
E u qandua ki Rur,
ma marrëmi era
ajër i mirë.
Ka deti del vareja si borë,
shkon gjithë dherat e vjen era mbë grur.
Paesi Italo-albanesi.
Da un’altra Terra,
noi siamo venuti di qua,
abbiamo attraversato monti ed acque
e li abbiamo lasciati di là.
Arbëreshë noi siamo, Albanesi ci chiamano,
di qua ci hanno portato gli antenati nostri.
Stavamo tutti
come uccelli dispersi,
ognuno
ha intrapreso strade diverse.
E siccome non potevamo stare più insieme,
per questo noi siamo un “Sangue sparso”.
Di paesi siamo cinque
E siamo molto vicini,
distanti non siamo andati
e viviamo in questo Molise,
ed il nostro legame di sangue
è molto stretto;
e nel tratturo è stato fondato il nostro paese.
Italo-albanesi noi siamo
E non siamo “latini”
E fessi non ci dovrà fare nessuno.
Ed io adesso ve li canto (i paesi), ad uno ad uno ve li elenco.
E siamo tutti Albanesi,
chieutini e portocannonesi,
montecilfonesi e campomarinesi,
nel nostro paese siamo tutti ururesi.
Faticatori instancabili
Sono stati i genitori nostri;
le prime capanne
le hanno costruite nella piana di Larino.
Tutto il giorno le costruivano,
di notte gliele bruciavano.
Hanno cambiato luogo
Ed è stato fondato Ururi,
noi respiriamo profumo
di aria buona.
Dal mare arriva la borea fresca come la neve,
attraversa le terre e a noi arriva profumo di grano.
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